Come riorganizzare il movimento socialista?

«Europa Socialista», a. II, n. 30, 23 febbraio 1947, pp. 3-4.

COME RIORGANIZZARE IL MOVIMENTO SOCIALISTA?

Se in un dibattito sereno e chiaro, in cui le parole giungessero al centro del problema e non si perdessero in vane ingiurie, si dovesse discutere sull’avvenire del socialismo in Italia, sulle relazioni dei due partiti ufficiali, sulla formazione di un partito interamente e rigorosamente socialista, non si potrebbe non tener conto di quelle posizioni di socialismo indipendente che danno prova della loro vitalità nel promuovere un discorso che si oppone praticamente alla cristallizzazione di forze che piú logicamente tendono a mantenersi in movimento, a quagliare secondo ragioni piú chiare e piú profonde.

È in un’intervista concessa da Basso all’amico Morra che è stata fatta menzione di un terzo gruppo socialista che sarebbe per il segretario del P.S.I. un non senso, dato che per il suo marxismo scolastico il P.S.L.I. può vivere solo come partito della sinistra della borghesia e chi non accettasse tale posizione sarebbe respinto senz’altro nelle braccia dell’unico socialismo proletario della storia e della dottrina di Lelio Basso.

Ma se è chiaro che in questo momento nessuno può ragionevolmente parlare di un terzo partito (perché un partito è soprattutto un apparato bisognoso di mezzi e di forze sindacali e assistenziali), non dovrebbe apparire strano, a chi conosce la storia dei partiti proletari e la natura complessa del socialismo moderno, che alcuni compagni trovino non solo motivi di dubbio sull’uno o sull’altro partito socialista nati dalla scissione, ma che addirittura ritengano utile alla causa del socialismo prendere una posizione di indipendenza che potrebbe costituire una base efficace per successivi momenti della storia – e della cronaca – del movimento dei lavoratori italiani.

Perché molti siamo sicuri che la scissione non è un atto fine a se stesso, ma l’inizio di un processo di chiarificazione che può comportare, prima dell’affermazione di un nuovo partito integralmente socialista, ulteriori sommovimenti e spostamenti nel grande campo socialista dove le differenziazioni finora comprese nel P.S.I.U.P. possono operare sí in senso dispersivo, ma anche nel senso di formazioni piú omogenee e meno casuali. E allora l’esistenza di gruppi fuori delle approssimazioni dettate dagli impegni di una lotta elettorale, fuori dell’appesantimento degli apparati, delle deviazioni burocratiche, può rappresentare la base su cui potrebbero influire specialmente le forze socialiste che nel vecchio partito si accorgeranno di rappresentare solo la giustificazione di una democrazia interna e che, se sapranno come sapranno levare gli occhi dal lavoro su cui Basso vorrà impegnarle in relazione alla linea politica comunista, dovranno scegliere piú onestamente fra la loro adesione senz’altro al partito comunista e l’affermazione rinnovata coscientemente della loro fede su un socialismo rivoluzionario e democratico che attualmente non credono, a torto o a ragione, di trovare realizzato nel partito nuovo. Anche perché specie in provincia, dove i lineamenti dei partiti si vedono come in un brutale ingrandimento mentre il fusionismo (il termine potrà essere errato per la buona fede di molti compagni, ma io non posso dimenticare che Basso, Luzzatto ecc. che adesso fanno il viso arcigno e annoiato quando si rinfaccia loro il tema «fusione», al Consiglio del ’45 chiedevano la fusione prima delle elezioni politiche, e che nella Direzione attuale sono tutti, dico tutti, i rappresentanti di «Compiti nuovi» che non hanno mai nascosto il loro convinto fusionismo) si fa supina ripetizione di burocratiche direttive, certi nobili atteggiamenti di tradizione turatiana si deformano in paternalismo assai discutibile o in alleanze locali poco conciliabili con un risoluto socialismo.

Situazione certo diversa da zona a zona, ma impressione generale condivisa da moltissimi compagni dentro e fuori dei due partiti.

Ebbene, dei centri vivi che agiscano al di fuori degli apparati e stimolino con libere discussioni i fermenti migliori del socialismo, che preparino temi di incontro tra forze che la polemica verrà sempre piú dividendo, non saranno nuclei di uno sterile centrismo o tentativi nuovi di «integralismo», ma rappresenteranno la punta di avanguardia nella formazione di un fronte socialista in cui forze diverse collaboreranno senza snaturarsi ed elidersi.

Un fronte socialista che dal partito nuovo giungesse agli azionisti, ai cristiano-sociali, ai gruppi autonomi socialisti e a tutte quelle forze che usciranno dal vecchio partito, costituirebbe un allineamento organico e articolato, capace di attrazione e capace di azione su di un piano pratico comune e senza gli urti ideologici che importa la convivenza in un partito. Non sembrino questi sogni di letterati, perché la smania del partito grosso ha già condotto i socialisti ad una triste esperienza, ad una inazione che costerà caro a tutto il popolo italiano, e il tentativo di una formazione piú varia e articolata può dare il risultato di un lavoro a cui molti si rifiuterebbero se svolto entro un unico apparato e in nome di una unica ideologia.

Cosí mentre dei cristiano-sociali o degli azionisti di formazione idealistica mal si troverebbero in un partito marxista, l’unione su di un piano concreto di realizzazione e di lotta contro le forze reazionarie e accanto a quelle comuniste, ma con una propria fisionomia antimilitarista, internazionalista, democratica, renderebbe attivi ed operanti i movimenti che solo un miope tomismo marxista (che trascurava cioè l’essenza stessa del mondo moderno e la natura complessa della nostra attuale civiltà) potrebbe confinare nel campo della pluralità borghese.

Cosí mi sembra che si possa fin d’ora procedere ad una riorganizzazione di forze socialiste in vista di un futuro partito e su di un piano che deve essere il piano di cui l’Italia ha bisogno. Con un lavoro concreto fuori di ogni settarismo, con l’aiuto di tutti quei socialisti che nel vecchio partito inevitabilmente si urteranno contro sistemi che essi non possono accettare, un simile fronte potrà ridestare la fiducia della classe lavoratrice in tutte le sue categorie e creare ciò che equivoci e – diciamo cosí – mancanza di chiarezza non permisero di creare quando sarebbe stato piú facile e immediatamente piú fruttuoso.